Caritas
Diocesana di Trivento

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Don Alberto Conti prende spunto da Tiglieto, centro dell’entroterra genovese dove c’è solo una pluriclasse con 10 bimbi.

 

Il direttore della Caritas diocesana di Trivento don Alberto Conti, prendendo spunto da un articolo di un giornale della Liguria, invita ad una riflessione sull’importanza delle scuole nei piccoli paesi di montagna. La scuola spesso rappresenta l’ultimo baluardo contro lo spopolamento che colpisce le aree interne.

Don Alberto invita i sindaci dei comuni della Diocesi di Trivento a leggere questo articolo che parla di Tiglieto, piccolo centro dell’entroterra genovese, dove ci sono solo 10 bambini che frequentano l’unica pluriclasse della scuola primaria del paese. «Sono le 10.00 nella scuola coperta di neve di Tiglieto – scrive il giornale genovese che ha pubblicato l’articolo – e quattro pettirossi si posano sulla finestra dell’unica aula dove Petra e i suoi compagni di classe fanno lezione. La bambina, 6 anni, imparerà una nuova parola: pettirosso, appunto. Matteo, che di anni ne ha 10, declinerà classe e specie del volatile in questione e gli altri compagni, di 8 e 9 anni, potranno disegnare l’animale e nominare le sue parti: dalle piume al becco passando per zampetto e ali.

Benvenuti nella pluriclasse di Tiglieto: comune di 359 anime d’inverno dove i bambini in età scolare sono cosi pochi che la scuola ha potuto formare un’unica classe mista, dalla prima alla quinta. Così, ogni lezione deve essere pensata e sviluppata in maniera verticale: organizzata in modo che da ciascun argomento si possano trasmettere insegnamenti adatti alle diverse fasce di età. Cose più semplici per Petra, la più piccola della scuola, argomenti più complessi per Federica, Matteo, Carolina e Filippo che, l’anno prossimo, lasceranno la loro scuola nel bosco per passare alle medie di Rossiglione.

Il metodo della spremuta “qualche giorno fa i bambini sono usciti a comprare le arance per fare la spremuta – racconta la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo valle Stura, Ivana Ottonello – quando sono ritornati, oltre a spremere le arance e a bere il succo, hanno lavorato sul valore delle monete, sui concetti di peso c tara, sulle percentuali”. Le maestre uniche. A Tiglieto, per 10 alunni, c’è una sola maestra di ruolo, Simona Crepide, che ha l’aiuto, due volte a settimana, dell’insegnante di potenziamento Paola Menini. A Vobbia la maestra è una, mentre a Crocefieschi, 13 bimbi di seconda, terza c quinta, la maestra di ruolo Simona Mocci ha l’apporto di un collega che copre tre ore di storia c geografia e dell’insegnante di religione per due ore. “Quando sono arrivata al comprensivo di Busalla ho colto volentieri l’opportunità di insegnare in una pluriclasse perché era un’esperienza mai fatta – dice Mocci – ci vuole molta organizzazione c grande autonomia”. “È continuità —aggiunge Ottonello – perché è inutile formare le maestre alla didattica della pluriclasse sc non si ha la ragionevole certezza che l’anno successivo torneranno”.

Il rischio accorpamento. Ma non è tutto rose e fiori in questa scuolina di montagna, incastonata nel bosco dove i bambini arrivano ogni mattina con lo stesso scuolabus che, due volte a settimana, nei giorni di tempo prolungato, li accompagna a mangiare in una delle due trattorie del paese. “Gestire un appalto mensa per dicci bambini appena sarebbe troppo complicato”, dice Ottonello.

Lo spauracchio è quello del calo demografico per cui nel 2017 non sono nati bambini in paese. “I timori sono in prospettiva, per i prossimi anni. Se non si inverte la tendenza la scuola chiude, sc la scuola chiude muore il paese. È per questo che bisogna rovesciare la logica dei grandi numeri e continuare a investire – insiste Ottonello Qui abbiamo la fortuna di un Comune che ci sostiene facendo investimenti anche sull’edilizia: stiamo rifacendo il tetto”.

L’eccezione di Vobbia. Francesca Mantino è la maestra dei quattro bambini che frequentano la scuola di Vobbia: “Le pluriclassi dovrebbero essere formate da almeno 8 bambini – spiega il dirigente del comprensivo Ronco Scrivia, Alessandro Clavarino – per Vobbia, scolastico regionale fa un’eccezione perché la scuola più vicina è a quindici chilometri di distanza. Certo, se la natalità non ci sostiene, il rischio è che la scuola scompaia”.

In soccorso delle pluriclassi ci sono fondi ministeriali per le cosiddette aree interne. Tiglieto ricade nella stessa arca Beigua Sol delle scuole savonesi di Urbe, Sassello e Stella. “Il rischio, però – riprende Ottonello, preside di Tiglieto – è quello di un accorpamento interprovinciale con la pluriclasse di Urbe, con tutte le complicazioni del caso dato che Savona e Genova sono due ambiti scolastici diversi”.

Le pluriclassi sono anche riunite in una rete nazionale, che fa capo al centro di ricerca ministeriale Indire, e che studia i modelli virtuosi di in-segnamento e apprendimento. Che nell’ottica della rete viene sviluppato anche in digitale: con collegamenti con altre classe attraverso le lavagne digitali.

Un anno fa, a Favignana in Sicilia, è stato sottoscritto il documento di Favignana delle “Scuole Piccole”. A Genova ci sono pluriclassi anche a Sant’Eusebio, Ceranesi, Davagna e Rovegno. Riproduzione riservata».

 

Primo Piano Molise

Trivento, 17 marzo 2018

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