A trent’anni dalla fondazione della Caritas di Trivento, e a venticinque dalla fondazione della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “Paolo Borsellino”, leggiamo una bella e ricca intervista a don Alberto Conti che molto ci dice sulla regione Molise ma anche tanto sull’Italia, sul mondo, sull’impoverimento culturale oltreché economico, sulla necessità del fare non solo basandosi sull’analisi scientifica dei numeri e dei fenomeni, ma soprattutto avendo sempre in mente l’Altro, come stella polare.
Oltre al Vangelo, molte delle citazioni di Alberto Conti si rifanno al filosofo lituano Emmanuel Lévinas, il filosofo dell’Altro, in questa intervista pubblicata nei Quaderni della solidarietà, condotta e curata daTarcisio Tarquini, che il Molise, e quella realtà speciale della Caritas di Trivento, conosce bene.
Lévinas aggrega al dibattito etico uno sguardo sul tutto a partire dal terzo elemento che chiama “Altro”. Sarà attraverso il volto dell’Altro che il filosofo lituano Emmanuel Lévinas produce um nuovo filtro per la critica ala filosofia occidentale, segnata dalla riflessione del tutto. La sua angoscia di fronte a una umanità si posiziona nella proiezione di un ideale più etico nella forza dell’ impegno. Nel movimento dell’uscita dal sé, l’Io non ritorna lo stesso; nell’apertura all’umano c’è l’incontro con l’esteriorità, con l’Altro, fondato nell’idea di infinito: l’infinito aumenta il Desiderio dell’infinito per l’Altro; cercare l’Altro è cercare l’infinito.
Don Alberto Conti ci racconta della ricerca sulla povertà nella diocesi di Trivento nel 1991, “Indagine preliminare sulla povertà nella diocese di Triveneto”, grazie alla quale, dice, “il nostro sguardo seppe posarsi su tutti i volti e su tutte le storie segnate da povertà, da disagio, da tutte quelle condizioni e situazioni che rendono pesante il vivere di tante persone”. E il concetto di Volto leviniano fa da sfondo alla sua riflessione: “Nel semplice incontro di un uomo con l’altro si gioca l’essenziale, l’assoluto: nella manifestazione, nell’epifania’ del volto dell’altro scopro che il mondo è mio nella misura in cui lo posso condividere con l’altro. E l’assoluto si gioca nella prossimità, alla portata del mio sguardo, alla portata di um gesto di complicità o di aggressività, di accoglienza o di rifiuto”.
Povertà materiale, povertà generata dall«assenza di risposte ai bisogni relazionali, e povertà generata dal non senso, dal non significato e dal non valore riconosciuto alla propria vita e a quella altrui.
Don Alberto Conti ci ricorda l’attualità di quanto scrisse Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio: “I popoli della fame interpellano oggi in maneira drammatica i popoli dell’opulenza”. E ci fa riflettere sulla miopia della politica che, come diceva Levinas, “La politica lasciata a se stessa porta uma tirannia dentro di sé.”
Usando esempi, semplici ma carichi di significato, vediamo le distopie della società contemporanea, come quando narra l’episodio del piccolo Seba, venuto da um paese africano in Italia, rimane colpito dal paesaggio sulla riva del lago di Garda: “qui ci sono più cani che bambini…”
E Alberto Conti, anche per il suo Molise, usa sempre parole coraggiose, di denuncia, e soprattutto parole vere per una regione che si spopola, si impoverisce, si degrada. Una specie di ritratto italiano a piccolo punto. Leggiamo, allora, delle esperienze della Banca dei poveri, della pizzeria della solidarietà, il forno dei Provvidenti. Leggiamo i numeri della solidarietà, dal Venezuela al Kossovo…
E leggiamo di come nacque l’idea della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “Paolo Borsellino” e di quanti di là sono passati, come insegnanti e studenti, degli incontri e riflessioni politiche. Una comunità glocale dove sono passati personaggi, tra gli altri, come Ennio Pintacuda, Giancarlo Caselli, e il brasiliano dom Helder Câmara, vescovo di Recife, protagonista del Concilio Vaticano II. L’ elenco di tutti coloro che, come docenti o animatori, delle tavole rotonde e laboratori, è in appendice al libro.
Leggiamo di questo laboratorio di idee che, tenacemente, nonostante le cadute e le maldicenze, si ostina a credere nel Volto, nell’essere stimolo nei confronti delle istituzioni civili, in favore del bene comune: lavorando perché il povero sia libero. Come in cielo così in terra, appunto.
Fonte Faro di Roma