Carissimi don Francesco, direttore della Caritas Italiana e don Alberto, direttore della Caritas di Trivento, grazie per aver accolto la nostra istanza e per aver agevolato la consegna di questo nostro Appello.
Viviamo in queste aree a rischio spopolamento del Molise e dell’Abruzzo, abbiamo un’età avanzata ma ci mancano alcuni anni per raggiungere i requisiti per andare in pensione, il 4 novembre scade la cassa integrazione straordinaria e poco meno di 300 persone ci troveremo improvvisamente in grandi difficoltà.
Il nostro Appello mira ad ottenere un impiego, benché provvisorio, vogliamo renderci utili, fare qualsiasi cosa per la collettività o per il bene comune, siamo pronti a fare la nostra parte pur di andare avanti e giungere alla pensione senza essere costretti a raggiungere i nostri figli che in gran parte già sono andati via per mancanza di lavoro e di opportunità.
Non sappiamo che fare e l’emergenza del coronavirus ci ha reso ancora più deboli, preoccupati e in apprensione per il futuro delle nostre famiglie.
Purtroppo la crisi della pandemia vede le istituzioni nazionali in forte affanno e alle prese con problemi inediti e di straordinaria complessità.
Sarà per questo che la nostra voce non riesce a varcare i confini e non arriva a che potrebbe ipotizzare possibili soluzioni di lavoro di utilità sociale o qualsiasi altra formula tesa a non abbandonarci al nostro destino tra 60 giorni.
Grazie per averci ascoltato e grazie ancor di più dai nostri cuori se unirete la vostra voce alla nostra per aiutarci con i Ministeri e la Regione.
28 agosto 2020
I Lavoratori della G.A.M.
Risposta di don Alberto
Trivento, 31 agosto 2020
Carissime sorelle e carissimi fratelli, operaie e operai della G.A.M.,
unisco la mia voce e la voce della Caritas di Trivento al vostro appello, confidando che esso possa così risuonare con maggiore forza nelle coscienze di chi ha il potere di rispondere concretamente alle vostre giuste e oneste richieste.
Nelle poche righe della vostra lettera, toccate con parole semplici e chiare questioni di fondamentale importanza, che a volte sembrano non essere presenti nelle preoccupazioni di chi avrebbe, e non da adesso, il dovere istituzionale di intervenire ma non lo ha finora fatto con la prontezza e l’ampia visione – si potrebbe anche dire la “visionarietà” – che sarebbero state necessarie.
Voi ricordate a tutti che la pandemia ha avuto un costo sociale, non solo sanitario, assai pesante; davanti alla devastazione del virus non tutti – come da tempo ammonisce papa Francesco – sono risultati uguali, anche se esso colpisce ugualmente ricchi e poveri. Le disuguaglianze sono aumentate, quelle già esistenti, nel mondo e all’interno dei singoli paesi, hanno prodotto nuove disuguaglianze e miserie, per cui si può ben affermare che la lotta per estirpare il Covid 19 deve essere sanitaria e sociale allo stesso tempo se vogliamo che la “guarigione” guarisca davvero le nostre società malate.
Ma voi, rivolgendo il vostro appello a noi, che da anni richiamiamo l’attenzione di tutti, persone e istituzioni, al progressivo spopolamento e impoverimento delle nostre terre, ipotizzate uno scenario prossimo che dovrebbe spaventare: voi dite che, dopo la grande fuga dei giovani dai nostri paesi, possa esserci presto una fuga delle persone più mature, di tutti quelli che, perso il lavoro, si trovano in un’età nella quale non trovano altre soluzioni per vivere se non quella di allontanarsi, di seguire le strade già tracciate dai loro figli e dalle loro figlie. Se questo avvenisse, se nessuno avvertisse il pericolo reale, imminente di un grande esodo dei cinquantenni e dei sessantenni – di tutti coloro, cioè, che hanno esperienza di vita e di lavoro ma non trovano chi sappia o voglia utilizzarle qui da noi – sarebbe la fine definitiva delle nostre speranze di creare le condizioni di un nuovo benessere, per modesto che possa essere, nella nostra terra.
Voi ponete dunque una questione cruciale, che riguarda non solo voi e ha perciò un valore essenziale per l’intera comunità. Ma se chi ne ha il potere, se tutti noi troveremo il modo di salvarvi dalla disoccupazione ormai prossima, se tutti insieme sapremo creare, con un grande piano del lavoro, l’opportunità di mettervi al servizio, come chiedete, del “bene comune”, che pure avrebbe bisogno di opere e interventi sociali, noi – ne sono certo – invertiremo la tendenza che ora sembra inarrestabile.
Carissime sorelle, carissimi fratelli della G.A.M., abbiamo dato notizia del vostro appello al Ministro delle attività produttive, al Presidente della Regione Molise, ai Consiglieri regionali invitandoli a operare con sollecitudine e decisione per non deludere le vostre attese. Contate sulla nostra voce, sul nostro impegno perché, cominciando da voi e dalla vostra azienda, si possa aprire una pagina nuova, di speranza, per tutti.
Lettera di don Alberto al Ministro del Lavoro, al Presidente della Regione Molise e ai Consiglieri regionali
Trivento, 31 agosto 2020
Gentile Signor Ministro,
Gentile Presidente della Regione Molise,
Gentili Consiglieri regionali,
Intendo portare alla Vostra attenzione la vicenda drammatica dei lavoratori e delle lavoratrici della G.A.M., un’azienda agroalimentare molisana, che dopo un lunghissimo periodo di cassa integrazione e mobilità dal prossimo 4 novembre vedranno interrotta definitivamente l’erogazione del sussidio e diventeranno ufficialmente disoccupati. Si tratta di 273 persone che con le loro famiglie hanno nel lavoro in quella azienda, che ha vissuto vicissitudini varie tra rischi ripetuti di chiusura e illusori progetti di rilancio, la loro unica fonte di sostentamento.
I lavoratori e le lavoratrici si sono rivolte a noi, Caritas nazionale e diocesana, chiedendo di aggiungere la nostra voce alla loro e di rafforzare la richiesta di una soluzione che valga ad assicurare loro un futuro.
Non ho proposte da sottoporre alla Vostra attenzione, né ritengo che questo possa essere il compito della Caritas che invece consiste – e così lo sentiamo forte – nell’avvertire degli effetti disastrosi che la fine del lavoro nelle nostre terre sta determinando. Delle gravi prospettive sociali, economiche, umane che sembrano sul punto di aprirsi, come un baratro che risucchia tutto e tutti nel suo fondo, scrivono le stesse lavoratrici e gli stessi lavoratori nell’appello che ci hanno indirizzato per chiedere di sostenerne le ragioni presso le Autorità che hanno il potere e il dovere di intervenire. Sono le prospettive dell’esodo degli anziani che si somma a quello già avvenuto dei giovani, dell’accentuazione dello spopolamento dei nostri paesi, della fine della vita delle nostre comunità che pure, in questi tempi, potrebbero essere rifugio contro le asperità e le devastazioni che uno sviluppo sbagliato e uno squilibrato rapporto con la natura e l’ambiente stanno provocando con costi forse ancora non immaginati in tutta la loro crudezza.
Vi chiedo, perciò, di intervenire: con il cuore, con la mente, con la competenza vostra e la forza che le istituzioni possono garantire.
La Caritas di Trivento mette a disposizione il suo impegno per concorrere, come può e come deve, alla soluzione della lunga vertenza della GAM.
In confidente attesa di un riscontro saluto con cordialità